Perché si chiede sempre tanto ai padri ma non si dà loro gli stessi diritti di una madre?
Il congedo di paternità è stato notevolmente aumentato negli ultimi due anni, siamo passati da 3 giorni a ben 7 giorni fruibili nei primi 5 mesi di un bambino… Ma cosa sono 7 giorni?
Neanche il tempo di rientrare a casa dall’ospedale, cambiare qualche pannolino che già i padri sono a lavoro.
Ciò ovviamente porta con sé emozioni complesse in tutta la coppia genitoriale, i padri si sentono in colpa per non poter aiutare le partner, spesso ancora provate dal parto, si sentono in colpa per non poter trascorrere tanto tempo con il figlio, si sentono tristi perché nessuno chiede loro “Come stai”, ma tutti chiedono solo del bambino e della mamma.
Dall’altro lato i sentimenti della donna sono ancora più altalenanti, dalla gioia di poter tenere tutto per sé il proprio piccolo godendo di ogni singolo respiro, alla solitudine di sentirsi da sole nella gestione del nuovo arrivato. Questo turbinio di emozioni continua spesso con senso di inadeguatezza e con la rabbia nei confronti del partner che continua a mantenere il suo ritmo di vita e le sue routine mentre una donna non riesce più neanche ad andare in bagno da sola.
Questo pentolone di emozioni familiari necessiterebbe di tempo per essere gestito, non certo di 7 giorni.
Queste emozioni portano spesso ad una depressione post-partum nelle donne ma anche negli uomini.
Ampiamente studiata e riconosciuta nelle madri, la depressione post partum colpisce anche i padri, l’ultima stima fatta parla di una percentuale che va tra l’8 e il 10% e che è il doppio della percentuale di depressione generale tra la popolazione maschile.
Sono i padri ad offrire il primo aiuto ad una madre depressa ma se il padre è depresso la situazione si complica tantissimo. I padri depressi hanno un forte impatto sui figli portati più facilmente a sviluppare problemi comportamentali.
Esiste una correlazione forte tra coinvolgimento fisico ed emotivo dei padri nella vita dei figli e depressione, più un padre è presente e meno possibilità ci sono per l’insorgenza della depressione.
Tali evidenze sono emerse dallo studio dello statunitense Olajide N. Bamishigbin Jr che ha messo in chiaro come un coinvolgimento maggiore nella prima infanzia è stato correlato con una minore possibilità di depressione in seguito.
Dott.ssa Veronica Cardinale